Vecchio polpaccio glabro e macilento,
Che un dì fosti lanoso, irsuto e forte,
Or mi trascini fiacco, ora sei spento.
Un tempo mi portavi fino a Orte,
Che com’è noto sta vicino a Roma,
Or mi conduci massimo a La Corte.
Davvero l’epica fierezza è doma
Spezzata a terra come morto gatto
Ed assomigli sempre più a un rizoma?
Claudico lento, sembro quasi un matto
Che vaga per le vie, che va ramengo
Senza una meta; dai, facciamo un patto:
Che più mai incederem con passo mengo,
Quello che sul polpaccio il peso poggia,
Ad aggravare il mal che già io tengo.
Nessuno mi vedrà da Cuneo a Foggia,
Mai più portar calzon sopra il ginocchio,
Ma solo pantalon d'antica foggia
E se al tuo vello fa bene il finocchio,
Sia pur per rimirare solo un pelo,
Ne mangerò fin ch'escan fuor dell’occhio
E se al tuo aspetto occorra porre un velo,
Ne’ monti: calze lunghe del Tirolo,
Al mare: sopra le brutture un telo.
AGGIUNGI QUI (rima con pinolo, barolo, Marco Polo, scolo, molo, volo, è facile)
Se nella lingua di Dante e Petrarca
RispondiEliminaCanto del mio polpaccio macilento
Che tenta il balzo per salire in barca